Maldifiume

MALDIFIUME, INCONTRO CON SIMONA BALDANZI

Venerdì 26 maggio alle ore 21.30, ai Giardini di Elisabetta – Ex Lavatoi Viaccia (via Valdingole), per la serata di apertura del 6° Viaccia Festival, incontro con la scrittrice fiorentina e mugellana Simona Baldanzi che parlerà del suo ultimo libro “Maldifiume. Acqua, passi e gente d’Arno” (Ediciclo Editore). Modera l’incontro Manuela Bandinelli, letture a cura di Emiliano Pacciani e Giovanni Pini della Compagnia LA CLOCHE Teatro e con la partecipazione di Francesca Martincich e Francesco Pini.  L’iniziativa, realizzata in collaborazione con la Biblioteca del Viandante, e la Scuola Primaria “Gianni Rodari” (ISC Puddu) di Viaccia,è organizzata dal Circolo Arci “La Libertà del 1945” con il contributo della Cooperativa ViacciaOggi e dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Prato nell’ambuto della Prato Estate 2017.

Ho il maldifiume, la bellezza da vertigine, lo sbandamento da trasformazione, lo stupore per la crescita e per la condivisione che mi hai mostrato nei riflessi e sulle rive e ti penso ancora che rinasci dal Capo, in questo e in ogni istante portando in ogni goccia le nostre storie e la tua in una confluenza eterna e ogni parte di te diventa Bocca e mangi il mare e ti fai pelle nuova e salata. Vecchio, nuovo, morto, vivo sono tutti aggettivi con cui ti puoi mascherare per prenderci in giro e somigliarci.

Cosa è diventato l’Arno? Cosa ce ne facciamo oggi di questo immenso fiume? Cosa ce ne facciamo di tutti i nostri fiumi? Questo libro non è una camminata di memoria tra le correnti. È invece il racconto denso, appassionato e puntuale di un viaggio di ricerca, di ascolto e di scoperte, fatto a piedi, in bici, in barca, in auto; un viaggio lento e popolato da domande che cambiano passo passo e onda dopo onda. È un viaggio per capire cosa c’è adesso, come viviamo questo fiume che può essere tanti altri fiumi, che passa paesi, parchi, scheletri di un lavoro che non c’è più o germoglio di uno da inventare; questo fiume che si muove vicino ad autostrade, che sibila sotto i ponti, che si agita o stagna, che divide comunità in due rive, che attrae e spaventa insieme. Acqua restia a barriere e confini, che pare ingovernabile eppure diventa metafora della politica, del fare e disfare comunità. Una vena scoperta a cui spesso abbiamo dato le spalle, ma che scava, cambia, pulsa non solo nei territori, ma anche dentro all’intimità di donne e uomini.

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